Nel 1900 Antonio Scarpa fondava la sua cantina a Nizza Monferrato. Oggi, a 125 anni di distanza, la sua visione continua a vivere tra le colline del Monferrato e delle Langhe – e anche in un nuovissimo progetto in terre toscane – in un racconto fatto di pazienza, qualità e fedeltà alla terra. La nostra è la storia di una delle realtà più longeve del Piemonte vitivinicolo: una storia che attraversa due guerre mondiali, la nascita delle denominazioni italiane, la riscoperta della Barbera, la rinascita del Monferrato e l’ingresso nei cru più prestigiosi del Barolo e del Barbaresco. Un secolo e un quarto raccontato senza forzature, vendemmia dopo vendemmia, annata dopo annata. Con un’idea fissa: che il tempo sia il più nobile degli ingredienti.
Il 1900 è appena cominciato. L’Italia è un regno ancora
giovane, affacciato sul nuovo secolo con un misto di ambizione e incertezza. A
Torino si progettano le prime automobili; a Milano l’elettricità illumina
teatri e officine, e la città diventa fucina di nuove idee. Mentre le grandi
città crescono a ritmo industriale e i treni a vapore tagliano la pianura, le
colline piemontesi vivono ancora al passo del lavoro nei campi, della fatica,
della vendemmia.
È in questo contesto che Antonio Scarpa, nato sull’isola di
Burano, arriva a Nizza Monferrato e fonda la sua cantina. Ha ventun anni,
un’educazione commerciale e uno sguardo rivolto al futuro. Ma ciò che lo
trattiene non è solo il vino: è il potenziale di un territorio ancora
inespresso, e l’incontro con Ernestina Ottavia Deantonio, che diventerà sua
moglie nel 1908.
Nel cuore del Monferrato – che all’epoca non aveva ancora
l’aura internazionale delle Langhe – Antonio fonda uno stabilimento enologico
moderno, con impianti per l’imbottigliamento, botti per l’affinamento dei
rossi, ma anche attrezzature per spumanti Metodo Classico e Vermouth. Scarpa è
tra i primi a credere nella qualità come chiave d’accesso al futuro. Non a
caso, nel 1940, imbottiglia il suo primo Barolo: un passaggio storico che sancisce
il legame con le Langhe e ci garantisce, ancora oggi, la possibilità rara di
produrre Barolo oltre i confini della denominazione, in virtù della storicità
della produzione.
Nel frattempo, il Piemonte agricolo affronta le sfide del
secolo. Due guerre, l’avvento della meccanizzazione, l’emigrazione. La Barbera,
a lungo considerata vino quotidiano, inizia a farsi spazio nella coscienza dei
produttori più attenti. Scarpa è tra questi: crede nella sua forza naturale, ma
soprattutto nella sua possibilità di elevarsi.
Nel 1949, senza eredi, Antonio cede la guida dell’azienda a
Mario Pesce, giovane enologo nicese, formatosi tra Alsazia e Borgogna. Pesce è
un visionario, ma anche un uomo metodico. Porta a Scarpa la cultura della
selezione: vendemmie scalari, diradamenti, vinificazioni separate, affinamento
in botte grande. Ma porta anche qualcosa di più sottile: l’idea che il vino
possa essere un messaggio, un modo di raccontare la propria terra con voce
limpida e duratura. Sotto la sua guida, Scarpa diventa un laboratorio di
eleganza, e al tempo stesso un faro per il Monferrato, proprio negli anni in
cui l’Italia del vino comincia a dotarsi delle prime tutele ufficiali.
È Pesce a immaginare per Scarpa un’identità visiva unica,
ridisegnando la bottiglia in base ai principi dei grandi formati da
invecchiamento e dando vita all’iconica borgognotta che ancora oggi ospita i
nostri vini più prestigiosi. Ed è sempre lui ad aprire le porte dell’azienda al
mondo, organizzando cene e degustazioni per ospiti stranieri, quando il turismo
del vino è ancora un’idea acerba. La qualità, per lui, non sta solo nel
bicchiere, ma in ogni dettaglio: dalla vigna alla tavola, passando per la cultura
dell’accoglienza.
L’Italia, intanto, cambia. È il tempo del boom economico, del
design torinese, dei primi movimenti artistici che trasformano anche il modo di
guardare la materia e la memoria. In Piemonte, la cultura del progetto si
riflette nei gesti agricoli, nella volontà di restituire dignità ai territori e
ai loro vini. Scarpa continua a lavorare con costanza, portando avanti l’idea
che il vino possa – e debba – durare.
Mario Pesce accoglie in azienda il nipote Carlo Castino,
giovane enologo diplomato ad Alba. A lui si deve, nel 1969, l’acquisizione dei
Poderi Bricchi, che segna un punto di svolta: venticinque ettari a corpo unico
tra Castel Rocchero e Acqui Terme diventano il cuore pulsante della filosofia
Scarpa. È qui che nasce La Bogliona, nel 1974: una Barbera d’Asti Superiore che
si inserisce nel paradigma della varietà. Affinamento in botte grande per tre
anni, poi bottiglia. Nessuna fretta, nessuna scorciatoia. Solo il tempo.
Castino, negli anni successivi, consolida l’identità di
Scarpa, impiantando varietà autoctone nei Poderi Bricchi – non solo Barbera ma
anche Ruchè, Brachetto, Dolcetto, Timorasso – e avviandone il lavoro di
zonazione.
Dal 2007, l’eredità è nelle mani dell’enologo Silvio
Trinchero, cresciuto all’interno della “scuola Scarpa”. Con lui, inizia
un’espansione misurata ma significativa, che porta Scarpa a piantare radici
anche a Verduno, nella celebre menzione di Monvigliero, e in quella di Canova a
Neive.
A fianco dei grandi rossi, si consolida anche l’idea
dell’ospitalità come forma di racconto. Le Scarpa Villas, immerse nei vigneti
di Monvigliero, accolgono oggi viaggiatori da tutto il mondo. Le cantine storiche
di Nizza ospitano degustazioni, eventi, mostre negli spazi della Tasting Room,
della Wine Lounge e della Scarpa Gallery. Ogni esperienza è pensata per
trasmettere, in maniera autentica, ciò che Scarpa è da sempre: un modo di
abitare il tempo.
Nel 2025, Scarpa compie 125 anni. Un anniversario che testimonia,
ancora una volta, che la longevità non è solo un fatto anagrafico, ma una
scelta quotidiana. Che la vera modernità non consiste nel cambiare a ogni
stagione, ma ad imparare ad adattarsi restando fedeli a una visione – e
continuare a renderla viva, anno dopo anno, vendemmia dopo vendemmia.
Oggi quella visione si allunga oltre i confini del Piemonte,
per incontrare nuove sfide, nuovi paesaggi e nuove grandi denominazioni: in
questo anniversario importante abbiamo scelto di portare la firma di Scarpa in
un altro luogo simbolo del vino italiano, nel cuore di Montalcino. Un passo
coerente con la nostra idea di vino: trasformare l’eredità in esperienza, dar
voce ai territori attraverso le emozioni, rispettare il tempo senza mai
smettere di ascoltare il presente. La storia continua!