aprile 2025

125 vendemmie

Nel 1900 Antonio Scarpa fondava la sua cantina a Nizza Monferrato. Oggi, a 125 anni di distanza, la sua visione continua a vivere tra le colline del Monferrato e delle Langhe – e anche in un nuovissimo progetto in terre toscane – in un racconto fatto di pazienza, qualità e fedeltà alla terra. La nostra è la storia di una delle realtà più longeve del Piemonte vitivinicolo: una storia che attraversa due guerre mondiali, la nascita delle denominazioni italiane, la riscoperta della Barbera, la rinascita del Monferrato e l’ingresso nei cru più prestigiosi del Barolo e del Barbaresco. Un secolo e un quarto raccontato senza forzature, vendemmia dopo vendemmia, annata dopo annata. Con un’idea fissa: che il tempo sia il più nobile degli ingredienti.

Il 1900 è appena cominciato. L’Italia è un regno ancora giovane, affacciato sul nuovo secolo con un misto di ambizione e incertezza. A Torino si progettano le prime automobili; a Milano l’elettricità illumina teatri e officine, e la città diventa fucina di nuove idee. Mentre le grandi città crescono a ritmo industriale e i treni a vapore tagliano la pianura, le colline piemontesi vivono ancora al passo del lavoro nei campi, della fatica, della vendemmia.

È in questo contesto che Antonio Scarpa, nato sull’isola di Burano, arriva a Nizza Monferrato e fonda la sua cantina. Ha ventun anni, un’educazione commerciale e uno sguardo rivolto al futuro. Ma ciò che lo trattiene non è solo il vino: è il potenziale di un territorio ancora inespresso, e l’incontro con Ernestina Ottavia Deantonio, che diventerà sua moglie nel 1908.

Nel cuore del Monferrato – che all’epoca non aveva ancora l’aura internazionale delle Langhe – Antonio fonda uno stabilimento enologico moderno, con impianti per l’imbottigliamento, botti per l’affinamento dei rossi, ma anche attrezzature per spumanti Metodo Classico e Vermouth. Scarpa è tra i primi a credere nella qualità come chiave d’accesso al futuro. Non a caso, nel 1940, imbottiglia il suo primo Barolo: un passaggio storico che sancisce il legame con le Langhe e ci garantisce, ancora oggi, la possibilità rara di produrre Barolo oltre i confini della denominazione, in virtù della storicità della produzione.

Nel frattempo, il Piemonte agricolo affronta le sfide del secolo. Due guerre, l’avvento della meccanizzazione, l’emigrazione. La Barbera, a lungo considerata vino quotidiano, inizia a farsi spazio nella coscienza dei produttori più attenti. Scarpa è tra questi: crede nella sua forza naturale, ma soprattutto nella sua possibilità di elevarsi.

Nel 1949, senza eredi, Antonio cede la guida dell’azienda a Mario Pesce, giovane enologo nicese, formatosi tra Alsazia e Borgogna. Pesce è un visionario, ma anche un uomo metodico. Porta a Scarpa la cultura della selezione: vendemmie scalari, diradamenti, vinificazioni separate, affinamento in botte grande. Ma porta anche qualcosa di più sottile: l’idea che il vino possa essere un messaggio, un modo di raccontare la propria terra con voce limpida e duratura. Sotto la sua guida, Scarpa diventa un laboratorio di eleganza, e al tempo stesso un faro per il Monferrato, proprio negli anni in cui l’Italia del vino comincia a dotarsi delle prime tutele ufficiali.

È Pesce a immaginare per Scarpa un’identità visiva unica, ridisegnando la bottiglia in base ai principi dei grandi formati da invecchiamento e dando vita all’iconica borgognotta che ancora oggi ospita i nostri vini più prestigiosi. Ed è sempre lui ad aprire le porte dell’azienda al mondo, organizzando cene e degustazioni per ospiti stranieri, quando il turismo del vino è ancora un’idea acerba. La qualità, per lui, non sta solo nel bicchiere, ma in ogni dettaglio: dalla vigna alla tavola, passando per la cultura dell’accoglienza.

L’Italia, intanto, cambia. È il tempo del boom economico, del design torinese, dei primi movimenti artistici che trasformano anche il modo di guardare la materia e la memoria. In Piemonte, la cultura del progetto si riflette nei gesti agricoli, nella volontà di restituire dignità ai territori e ai loro vini. Scarpa continua a lavorare con costanza, portando avanti l’idea che il vino possa – e debba – durare.

Mario Pesce accoglie in azienda il nipote Carlo Castino, giovane enologo diplomato ad Alba. A lui si deve, nel 1969, l’acquisizione dei Poderi Bricchi, che segna un punto di svolta: venticinque ettari a corpo unico tra Castel Rocchero e Acqui Terme diventano il cuore pulsante della filosofia Scarpa. È qui che nasce La Bogliona, nel 1974: una Barbera d’Asti Superiore che si inserisce nel paradigma della varietà. Affinamento in botte grande per tre anni, poi bottiglia. Nessuna fretta, nessuna scorciatoia. Solo il tempo.

Castino, negli anni successivi, consolida l’identità di Scarpa, impiantando varietà autoctone nei Poderi Bricchi – non solo Barbera ma anche Ruchè, Brachetto, Dolcetto, Timorasso – e avviandone il lavoro di zonazione.

Dal 2007, l’eredità è nelle mani dell’enologo Silvio Trinchero, cresciuto all’interno della “scuola Scarpa”. Con lui, inizia un’espansione misurata ma significativa, che porta Scarpa a piantare radici anche a Verduno, nella celebre menzione di Monvigliero, e in quella di Canova a Neive.

A fianco dei grandi rossi, si consolida anche l’idea dell’ospitalità come forma di racconto. Le Scarpa Villas, immerse nei vigneti di Monvigliero, accolgono oggi viaggiatori da tutto il mondo. Le cantine storiche di Nizza ospitano degustazioni, eventi, mostre negli spazi della Tasting Room, della Wine Lounge e della Scarpa Gallery. Ogni esperienza è pensata per trasmettere, in maniera autentica, ciò che Scarpa è da sempre: un modo di abitare il tempo.

Nel 2025, Scarpa compie 125 anni. Un anniversario che testimonia, ancora una volta, che la longevità non è solo un fatto anagrafico, ma una scelta quotidiana. Che la vera modernità non consiste nel cambiare a ogni stagione, ma ad imparare ad adattarsi restando fedeli a una visione – e continuare a renderla viva, anno dopo anno, vendemmia dopo vendemmia.

Oggi quella visione si allunga oltre i confini del Piemonte, per incontrare nuove sfide, nuovi paesaggi e nuove grandi denominazioni: in questo anniversario importante abbiamo scelto di portare la firma di Scarpa in un altro luogo simbolo del vino italiano, nel cuore di Montalcino. Un passo coerente con la nostra idea di vino: trasformare l’eredità in esperienza, dar voce ai territori attraverso le emozioni, rispettare il tempo senza mai smettere di ascoltare il presente. La storia continua!



 

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