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ottobre 2025

125 ANNI TRA I FILARI: LA NOSTRA PRIMA FESTA DELLA VENDEMMIA

Il 27 settembre abbiamo celebrato un momento che rimarrà nella storia di Scarpa: la prima festa della vendemmia ai Poderi Bricchi, nel cuore dei vigneti che ci accompagnano da generazioni. Abbiamo scelto di festeggiare i 125 anni di Scarpa là dove tutto nasce, circondati dalle persone che ogni giorno costruiscono la nostra identità.

Abbiamo chiesto a Silvio Trinchero, enologo di Scarpa da quasi due decenni, di ripercorrere con noi quella giornata – e il significato profondo che ha assunto in un anno così speciale.


Perché avete scelto di celebrare questo anniversario proprio durante la vendemmia e ai Poderi Bricchi?

Ci è sembrata la scelta più naturale. I Bricchi sono il nostro vigneto più importante: 25 ettari in corpo unico tra Castel Rocchero e Acqui Terme, la radice profonda da cui nasce gran parte del nostro lavoro – casa dei nostri più grandi e iconici vini, da La Bogliona ai varietali.

Celebrarci qui, proprio nel momento in cui tutto prende forma – la vendemmia – aveva un senso compiuto.

All’inizio abbiamo pensato di farlo in cantina a Nizza, ma tornare ai Bricchi voleva dire tornare all’origine.


Che tipo di festa avevate in mente?

Una festa per noi. Volevamo un momento vero, di comunità, prima ancora che un evento – per questo abbiamo invitato le nostre famiglie, gli amici viticoltori e non, le istituzioni del territorio.

L’idea era condividere un passaggio importante con le persone che fanno parte della nostra storia quotidiana.


Com’era l’atmosfera ai Bricchi quel giorno?

Emozionante, più di quanto immaginassi.

Sono abituato a venire qui spesso, conosco queste vigne palmo a palmo… ma vederle illuminate, tirate a festa, è stato diverso. Il momento che mi ha colpito di più? Vedere Carlo (Castino, n.d.r.) scendere nei filari così, pieni di luce. È stato come riportarlo al centro della sua storia: è stato lui, nel 1969, a scegliere di scommettere su questo vigneto.


La festa è arrivata subito dopo la vendemmia. Come sta andando l’annata?

Siamo stati fortunati con i tempi: abbiamo chiuso la vendemmia ai Bricchi il 25 settembre, giusto due giorni prima.

L’annata 2025 ha avuto un andamento climatico molto più regolare rispetto al 2024, che era stata segnata da forti piogge. Quest’anno l’inverno è stato mite e asciutto; la primavera ha alternato piogge e giornate miti senza eccessi, e la gestione della chioma è stata fondamentale per mantenere equilibrio nei passaggi rapidi tra caldo e umidità.

La vendemmia è sempre un grande impegno, ma quest’anno avevamo un motivo in più per viverla con intensità.


Dopo 125 anni, che cosa significa oggi la vendemmia per Scarpa? E quali valori senti che attraversano passato, presente e futuro?

La vendemmia è ancora un rito, il momento in cui capisci se tutto il lavoro fatto durante l’anno ha trovato equilibrio. Per una realtà come la nostra, che ha attraversato un secolo e un quarto di storia, è anche, a modo suo, un punto fermo – nonostante ogni vendemmia sia diversa da quella prima e quella dopo. Cambiano i mezzi, cambiano le sensibilità, cambia il clima, ma il senso profondo resta: accettare e accompagnare il ritmo della vigna e della natura.

Se devo pensare a ciò che non è cambiato, direi la nostra capacità di aspettare.

È il valore che più ci definisce: la pazienza in vigna, l’attenzione alla chioma, al suolo, alle parcelle… e poi la pazienza in cantina, dove i vini restano a lungo prima di arrivare sul mercato. Questo modo di lavorare è stato tramandato da generazioni: da Antonio Scarpa, a Mario Pesce, a Carlo Castino, a me – sempre con la stessa convinzione.

Un anniversario come questo, però, non si celebra da soli. La nostra forza è nelle persone che compongono la squadra: chi segue le vigne, chi lavora in cantina, chi accoglie i visitatori, chi tiene in ordine i Bricchi ogni stagione. È grazie a loro se abbiamo oltrepassato il traguardo dei 125 anni.

Cosa vorrei rimanesse di questa festa?

Il senso di un cammino condiviso. Che Scarpa non è un nome inciso su un’etichetta, ma un organismo vivo fatto di storie, volti, gesti quotidiani.

E tra altri 25 anni?

Mi auguro che resti immutato lo spirito: ascoltare la vigna, dare tempo al vino, non avere fretta di arrivare ma desiderio di fare bene.

Se conserveremo questo, tutto il resto saprà adattarsi da sé.

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